COME CURARE L’INFORTUNIO ALLA SPALLA?

INTERVISTA DI “RUGBY ZEBRE CLUB”

COME CURARE L’INFORTUNIO ALLA SPALLA? IL PARERE DEL MEDICO SPECIALISTA ED EX AZZURRO CARLO DE BIASE

Con l’avvento del professionismo il Rugby ha subito notevoli cambiamenti che riguardano non solo le regole di gioco, ma anche la preparazione atletica e la struttura fisica stessa dei giocatori.

Basti dire che negli anni novanta un giocatore della prima linea pesava circa 100 kg mentre oggi ne pensa circa 125, un trequarti ala pesava negli anni novanta 80 kg, oggi ne pesa 100 . Questo incremento di massa muscolare ha determinato un aumentato rischio di infortuni durante gli scontri fisici come i placcaggi. Tra gli infortuni più frequenti vi  è certamente la lussazione di spalla.

Abbiamo quindi chiesto al al dottor Carlo Felice De Biase, ex nazionale di Rugby e Medico Specialista in Ortopedia-Chirurgia della spalla della Casa di cura Città di Parma, come oggi la medicina è in grado di affrontare questo trauma. 

Indubbiamente, rispetto al passato, il rugby oggi , con le attuali caratteristiche fisiche dei giocatori, ha registrato  un aumento di incidenza dei traumi e degli infortuni.- Conferma De Biase- La lussazione della spalla è uno degli eventi più frequenti durante il placcaggio, che rimane la principale causa di infortunio  con una percentuale del 65% .Con la lussazione i normali rapporti articolari vengono alterati con la fuoriuscita della testa omerale dalla sua sede glenoidea determinando una lesioni della capsula e dei legamenti, che normalmente garantiscono la stabilità di una articolazione.

Quale è il trattamento d’elezione per questo trauma? 

Quando si verifica per la prima volta una lussazione di spalla nel giocatore di rugby di qualsiasi livello il trattamento non chirurgico purtroppo non garantisce la ripresa dell’attività sportiva e lo stesso livello. Può essere un trattamento intrapreso solo se si decide di smettere di giocare- evidenzia De Biase-. In un recente studio prospettico analizzando 45 giocatori che avevano riportato un primo episodio traumatico di lussazione si è visto come nel 60% dei pazienti non operati la lussazione si era ripresentata subito dopo la ripresa dell’attività sportiva, contro il 10 % di recidive negli atleti sottoposti ad intervento chirurgico artroscopico.

Ma il rugby rimane uno sport oggi definito di collisione per la intensità degli scontri e anche quando si è operati esiste la possibilità che avvenga una recidiva.

Questo è legato non solo all’attività sportiva, ma anche ad altri fattori di rischio associati come l’età e il tempo che trascorre dalla prima lussazione all’intervento e il sesso maschile. Spiega De Biase- In uno studio del 2018 effettuato su giovani giocatori di rugby di età inferiore ai 18 anni e giovani adolescenti che praticavano sport di contatto ( calcio,  basket ) si è visto che  i rugbisti hanno un rischio aumentato di tre volte di avere una recidiva di lussazione. Dei 34 pazienti su 67 che avevano avuto la recidiva il 94% erano giocatori di rugby.

Solo uno studio effettuato nel 2012 non ha riportato recidive dopo l’intervento con tutti i giocatori che sono tornati al loro precedente livello sportivo. Nello studio si descrive una tecnica molto utilizzata ai nostri giorni che è la Tecnica di Latarjet, che prevede la trasposizione della coracoide. Quindi, come si vede dai dati sopra riportati, il trattamento di queste lesioni nel giocatore di rugby è complesso, sia perché spesso si ha a che fare con giovani giocatori, ma anche con professionisti che hanno esigenze di rapido recupero.

Quando optare per la tecnica artroscopica o per la Latarjet? 

Nella mia esperienza sia di giocatore che di ortopedico consulente delle Zebre e della nazionale ogni atleta in base a tipo di lesione, età e livello giocato, ha bisogno di un intervento specifico. Le indagini necessarie per decidere l’intervento più opportuno sono spesso sia la risonanza magnetica che la tac in quanto ognuna delle due fornisce informazioni utili.- Evidenzia De Biase- Nel  trattamento artroscopico, che è una tecnica mininvasiva, lo scopo è quello di ripristinare una normale anatomia reinserendo con degli appositi dispositivi il cercine glenoideo e i legamenti nelle loro sedi anatomiche. In genere si utilizza nei pazienti giovani, sicuramente nei non professionisti e  al primo o secondo episodio di  lussazioni e in una situazione di microistabilità.

La tecnica di Laterjet prevede la trasposizione ossea della coroide ed ha come scopo quello di creare un aumento della superficie di scorrimento della testa omerale associato ad  un effetto di fionda (slinng effect), determinato dal tendine attaccato alla bratta ossea, che impedisce il ripetersi della lussazione. E’ una tecnica particolarmente indicata nei giocatori professionisti e nei casi  in cui si hanno avuto numerose  lussazioni e se vi è una lesione di una struttura ossea della glena.”

Di fondamentale importanza per il buon esito dell’intervento è comunque sempre la riabilitazione post-operatoria, come sottolinea De Biase. 

Si deve riabilitare il giocatore rispettando i tempi necessari per riattivare tutte le capacità propiocettive e muscolari della spalla per cercare di ridurre al minimo gli episodi di recidiva”.